“I miti nella musica”: Sandro De Palma in Concerto, 22 febbraio 2019, ore 17.30 – Auditorium via del Carroccio 14 – Roma. Stagione musicale I Concerti del Venerdì 2018-2019.
I miti nella musica di ieri e di oggi
Biografia
Considerato da Guido Zaccagnini “uno degli interpreti più interessanti del panorama europeo”, si è formato alla scuola di Vincenzo Vitale e successivamente ha studiato con Nikita Magaloff e Alice Kezeradze-Pogorelich.
Ha debuttato all’età di nove anni con un programma di musiche di Bach, Chopin e Schubert.
A 19 anni ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale “Alfredo Casella” di Napoli e due anni dopo si è aggiudicato il primo Premio della “Fondazione Bruce Hungerford” di New York.
La sua attività concertistica, nazionale e internazionale è molto ricca. Tra le tappe più significative della sua carriera da segnalare nel 1983 l’esecuzione integrale degli Studi di Chopin al Festival Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” nelle sedi di Brescia e di Bergamo, nel 1998 il debutto alla Wigmore Hall di Londra con i 24 Preludi di Chopin.
Nel 2000 ha eseguito, su invito di Juri Temirkanov, il Concerto n. 1 di Franz Liszt con l’Orchestra filarmonica di San Pietroburgo.
Nell’ottobre del 2001 ha realizzato la prima esecuzione con Andrea Bocelli e Ilia Kim e sotto la direzione di Donato Renzetti, “…malinconia, ninfa gentile” per canto, due pianoforti concertanti e orchestra d’archi di Azio Corghi, il quale successivamente ha dedicato a lui e a Kim la suite …Di bravura tratta da questa composizione. Di “…malinconia, ninfa gentile” è stata pubblicata, a cura della Presidenza del Senato d’Italia, la registrazione in disco. Sempre in prima esecuzione ha eseguito il Concerto per pianoforte e orchestra di Michele Dall’Ongaro al Teatro Bellini di Catania.
Ho suonato alla Filarmonica di Berlino eseguendo con il “Quartetto Amarcorde” il Quintetto di Franck e il Concerto n. 1 per pianoforte e tromba di Šostakovič con gli archi della famosa orchestra tedesca.
Ha partecipato alla “Folle journée” di Nantes (edizioni 2004, 2005, 2006), al Festival pianistico de “La Roque d’Anthéron”, al Festival Beethoven di Bonn e al Festival Chopin di Marienbad.
Nell’ottobre 2008 ha inaugurato il Festival Pianistico “Piano en Valois” e nel gennaio 2009 ha eseguito il Concerto in do maggiore di Antonio Salieri con l’Orchestra dell’Arena di Verona.
Nell’aprile 2010 ha eseguito il Secondo concerto di Brahms al Musikverein di Vienna.
Nel luglio 2010 ha tenuto tre concerti all’Esposizione Universale di Shangaj e in ottobre gli è stato assegnato il Premio “Cimarosa” per la divulgazione delle Sonate dell’autore napoletano. Nell’ottobre 2012 ha effettuato una tournée in Cina per il Festival Piano aux Jacobins.
Oltre all’attività di solista, Sandro De Palma ha una particolare predilezione per la musica da camera. Ha eseguito tutte le Sonate per violino e pianoforte di Beethoven e tutta l’opera da camera di Brahms. Tra i violinisti con i quali ha suonato ricordiamo Boris Belkin, Domenico Nordio, Ilja Grubert, Pierre Hommage; tra i violoncellisti Luigi Piovano, Tatiana Vassilieva, tra gli strumentisti a fiato Vincenzo Mariozzi, Wenzel Fuchs, Giampiero Sobrino. Ha collaborato con gli archi e i fiati dei Berliner Philharmoniker, con il Quartetto Prazak, il Quartetto Ebène, il Quartetto Amarcorde.
La sua attività discografica, iniziata a sedici anni con un disco dedicato a Liszt è proseguita con la partecipazione alla prima registrazione mondiale del Gradus ad Parnassum di Muzio Clementi per la Fonit Cetra (20º Premio della Critica discografica Italiana), con incisioni dedicate a Brahms e a rare pagine pianistiche di Cilea.
Ha inoltre inciso alcune Sonate di Domenico Cimarosa e Domenico Scarlatti.
Da sempre nel mondo dell’arte musicale e teatrale, sia come concertista sia come manager, integra con equilibrio la sensibilità artistica con le capacità organizzative e gestionali e possiede una visione olistica delle problematiche più importanti afferenti la direzione artistica di un teatro. Alla continua ricerca di “tesori sconosciuti” (vedi le programmazioni della 56° e 57ª edizione del Festival di Spoleto, in cui ha proposto anche autori di rarissima esecuzione quali Decaux e Filtsch), nel corso della lunga carriera ha saputo bilanciare proposte di programmazione originali con le esigenze di coinvolgimento del pubblico.
Dal 1999 al 2010 è stato Direttore artistico prima dell’Associazione Musicale del Teatro Bellini di Napoli, poi del Festival Maggio della Musica di Napoli.
Nel 2000 ha fondato l’Associazione Musicale Muzio Clementi, di cui è Presidente e Direttore artistico.
Fonte: “Wikipedia”
Lo spettacolo proposto vuole celebrare alcuni tra i miti più importanti della classicità e un mito dei nostri giorni: il mito di Didone, il mito di Orfeo, il mito di Ero e Leandro e l’odierno mito delle macchine. La serata si apre con l’esecuzione della “Danza degli spiriti beati” dall’opera Orfeo ed Euridice di Gluck seguita dalla Sonata per pianoforte “Didone abbandonata” di Muzio Clementi. Seguono tre pezzi di Franz Liszt. Il primo “Funérailles” composto nel 1948/49 e dedicato alla memoria di tre eroi morti durante i moti ungheresi seguito da “Les jeux d’eaux à la Villa d’Este” tratto da “Années de pelèrinage” e dalla Ballata n.2 ispirata al al mito classico di Ero e Leandro. Il concerto si conclude con “Rumbling Gears” della compositrice romana Silvia Colasanti, composizione ispirata dal movimento delle stampanti 3D. Un mito, dal greco mythos – racconto, è una narrazione di avvenimenti accaduti in un passato remotissimo, quello delle origini; caricato di sacralità, è relativo alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente, in un certo contesto socioculturale o in un popolo specifico. La vitalità di un mito sta nella sua adattabilità nel corso del tempo. Il modello mitologico si rintraccia nella storia di tutti i popoli e, in qualche modo, si è mantenuto vivo fino ai giorni nostri, mutando semplicemente sembianze e globalizzandosi. Oggi le società trasformano alcuni personaggi in divi (“déi” secondo il significato della parola latina che la nostra ricalca) che, a ben vedere, non fanno altro che riattualizzare modi modi e metodi del lontano passato con altri mezzi. Un tempo, il mito veniva raccontato oralmente. Adesso è diffuso attraverso i mass media, pronto a imporsi in ogni angolo del mondo. La parola stessa mito è tornata prepotentemente di moda. “Sei un mito!”. Una frase che sentiamo molto spesso, utilizzata con grande disinvoltura: un concerto, un personaggio, un gesto sportivo, un libro, una canzone, vengono così etichettati per enfatizzarne la dimensione. L’idea è che, con questa espressione, eventi o prodotti siano in qualche modo eccezionali, destinati a rimanere nel tempo, da ricordare per sempre. Le storie di Didone e Orfeo ci commuovono perché sono entrambe storie di fallimenti. Entrambi i personaggi sono offuscati dall’amore ed entrambi soccombono alla passione. Ma entrambi sono di una fedeltà assoluta. Con la Sonata “Didone abbandonata” di Muzio Clementi il mito di Didone diventa motivo ispiratore anche per la musica strumentale. Nei pezzi di Liszt, Sandro De Palma ripercorre il mito della morte (Funérailles) e della rinascita (Les jeux d’eaux à la Villa d’Este). Nella partitura di quest’ultimo, Liszt ha inserito un versetto tratto dal Vangelo secondo Giovanni: … sed aqua, quam ego dabo eì, fiet in eo fons aquae salientis in vitam aeternam” (“ma l’acqua, che io gli darò, diventerà in lui una sorgente d’acqua che scaturisce in vita eterna”). Anche nell’ascolto della Seconda Ballata, è da tenere presente una suggestione letteraria, che rimanda al mito classico di Ero e Leandro. Il giovane Leandro raggiunge a nuoto tutte le notti la sua amata Ero, sacerdotessa di Afrodite, che tiene accesa una lampada per orientarlo; in una notte di tempesta il lume si spegne e Leandro muore annegato. Il corpo senza vita dell’amato, riemerso la mattina seguente sulla riva, induce la sacerdotessa ad uccidersi, lanciandosi da una torre. Apparentemente contemporaneo, il mito delle macchine affonda le radici dell’antichità. Già Vitruvio (I Sec. A.C.), all’inizio del decimo libro del De Architectura, definiva il mondo come una grande macchina ed esortava gli uomini ad estendere questa comparazione anche agli altri fenomeni della natura e agli stessi esseri umani. “É del resto la natura stessa che contiene i principi della meccanica e li insegna agli uomini con l’esempio della rotazione degli astri”. E se il futurismo esaltò a tal punto la macchina, definita “più bella della vittoria di Samotracia” auspicando nel 1925 addirittura l’idea di una “Società di protezione delle macchine” fortunatamente sostituita dalla protezione degli animali, oggi la macchina può divenire un animale vorace che ingoia l’anima e divora la vita. Forse per esorcizzare questo pericolo, Silvia Colasanti ha scritto il breve pezzo “Rumbling Gears” per pianoforte. Il pezzo, dedicato a Sandro De Palma è ispirato alle stampanti 3D. La stampante nel pezzo della compositrice romana ha un’ “anima”: si tratta, ben inteso di un’anima non in senso spirituale o metafisico, bensì in senso fisico. L’anima della stampante può perdersi o alterarsi, come nella parte centrale del brano in cui la musica sembra arrestarsi , ma alla fine il complicato meccanismo del cuore della macchina riprende e, quasi come un nuovo dio, alla fine “crea” l’oggetto.I miti nella musica
I miti nella musica di oggi
Christoph Willibald Gluck (1714-1787)
Melodia da Orfeo ed Euridice: “Danza degli spiriti beati”
Muzio Clementi (1752 – 1832)
Sonata in sol minore op.50 n.3: “Didone abbandonata”
- Largo sostenuto e patetico
- Allegro ma con espressione
- Adagio dolente
- Allegro agitato e con disperazione
Franz Liszt (1811-1886)
- Funérailles (da Armonies poétiques et religieuses)
- Les jeux d’eaux à la Villa d’Este (da “Annèes de pèlerinages)
- Ballata n.2 (Ero e Leandro)
Silvia Colasanti (1975)
Rumbling Gears