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“I miti nella musica”: Sandro De Palma in Concerto, 22 febbraio 2019, ore 17.30 – Auditorium via del Carroccio 14 – Roma. Stagione musicale I Concerti del Venerdì 2018-2019.

I miti nella musica di ieri e di oggi

Il Maestro Sandro De Palma durante il suo recital ‘I miti nella musica’ presenterà il suo ultimo CD pubblicato da NAXOS”

Miti nella musica di ieri e di oggi

Lo spettacolo proposto vuole celebrare alcuni tra i miti più importanti della classicità e un mito dei nostri giorni: il mito di Didone, il mito di Orfeo, il mito di Ero e Leandro e l’odierno mito delle macchine.

La serata si apre con l’esecuzione della “Danza degli spiriti beati” dall’opera Orfeo ed Euridice di Gluck seguita dalla Sonata per pianoforte “Didone abbandonata” di Muzio Clementi.

Seguono tre pezzi di Franz Liszt.

Il primo “Funérailles” composto nel 1948/49 e dedicato alla memoria di tre eroi morti durante i moti ungheresi seguito da “Les jeux d’eaux à la Villa d’Este” tratto da “Années de pelèrinage” e dalla Ballata n.2 ispirata al al mito classico di Ero e Leandro.

Il concerto si conclude con “Rumbling Gears” della compositrice romana Silvia Colasanti, composizione ispirata dal movimento delle stampanti 3D.

I miti nella musica

Un mito, dal greco mythos – racconto, è una narrazione di avvenimenti accaduti in un passato remotissimo, quello delle origini; caricato di sacralità, è relativo alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente, in un certo contesto socioculturale o in un popolo specifico.

La vitalità di un mito sta nella sua adattabilità nel corso del tempo. Il modello mitologico si rintraccia nella storia di tutti i popoli e, in qualche modo, si è mantenuto vivo fino ai giorni nostri, mutando semplicemente sembianze e globalizzandosi. Oggi le società trasformano alcuni personaggi in divi (“déi” secondo il significato della parola latina che la nostra ricalca) che, a ben vedere, non fanno altro che riattualizzare modi modi e metodi del lontano passato con altri mezzi.

Un tempo, il mito veniva raccontato oralmente. Adesso è diffuso attraverso i mass media, pronto a imporsi in ogni angolo del mondo. La parola stessa mito è tornata prepotentemente di moda. “Sei un mito!”. Una frase che sentiamo molto spesso, utilizzata con grande disinvoltura: un concerto, un personaggio, un gesto sportivo, un libro, una canzone, vengono così etichettati per enfatizzarne la dimensione. L’idea è che, con questa espressione, eventi o prodotti siano in qualche modo eccezionali, destinati a rimanere nel tempo, da ricordare per sempre. Le storie di Didone e Orfeo ci commuovono perché sono entrambe storie di fallimenti. Entrambi i personaggi sono offuscati dall’amore ed entrambi soccombono alla passione. Ma entrambi sono di una fedeltà assoluta.

Con la Sonata “Didone abbandonata” di Muzio Clementi il mito di Didone diventa motivo ispiratore anche per la musica strumentale. Nei pezzi di Liszt, Sandro De Palma ripercorre il mito della morte (Funérailles) e della rinascita (Les jeux d’eaux à la Villa d’Este).

Nella partitura di quest’ultimo, Liszt ha inserito un versetto tratto dal Vangelo secondo Giovanni: … sed aqua, quam ego dabo eì, fiet in eo fons aquae salientis in vitam aeternam” (“ma l’acqua, che io gli darò, diventerà in lui una sorgente d’acqua che scaturisce in vita eterna”). Anche nell’ascolto della Seconda Ballata, è da tenere presente una suggestione letteraria, che rimanda al mito classico di Ero e Leandro. Il giovane Leandro raggiunge a nuoto tutte le notti la sua amata Ero, sacerdotessa di Afrodite, che tiene accesa una lampada per orientarlo; in una notte di tempesta il lume si spegne e Leandro muore annegato. Il corpo senza vita dell’amato, riemerso la mattina seguente sulla riva, induce la sacerdotessa ad uccidersi, lanciandosi da una torre.

I miti nella musica di oggi

Apparentemente contemporaneo, il mito delle macchine affonda le radici dell’antichità. Già Vitruvio (I Sec. A.C.), all’inizio del decimo libro del De Architectura, definiva il mondo come una grande macchina ed esortava gli uomini ad estendere questa comparazione anche agli altri fenomeni della natura e agli stessi esseri umani. “É del resto la natura stessa che contiene i principi della meccanica e li insegna agli uomini con l’esempio della rotazione degli astri”. E se il futurismo esaltò a tal punto la macchina, definita “più bella della vittoria di Samotracia” auspicando nel 1925 addirittura l’idea di una “Società di protezione delle macchine” fortunatamente sostituita dalla protezione degli animali, oggi la macchina può divenire un animale vorace che ingoia l’anima e divora la vita.

Forse per esorcizzare questo pericolo, Silvia Colasanti ha scritto il breve pezzo “Rumbling Gears” per pianoforte. Il pezzo, dedicato a Sandro De Palma è ispirato alle stampanti 3D. La stampante nel pezzo della compositrice romana ha un’ “anima”: si tratta, ben inteso di un’anima non in senso spirituale o metafisico, bensì in senso fisico. L’anima della stampante può perdersi o alterarsi, come nella parte centrale del brano in cui la musica sembra arrestarsi , ma alla fine il complicato meccanismo del cuore della macchina riprende e, quasi come un nuovo dio, alla fine “crea” l’oggetto.

Christoph Willibald Gluck (1714-1787)
Melodia da Orfeo ed Euridice: “Danza degli spiriti beati”

Muzio Clementi (1752 – 1832)
Sonata in sol minore op.50 n.3: “Didone abbandonata”

  • Largo sostenuto e patetico
  • Allegro ma con espressione
  • Adagio dolente
  • Allegro agitato e con disperazione

Franz Liszt (1811-1886)

  • Funérailles (da Armonies poétiques et religieuses)
  • Les jeux d’eaux à la Villa d’Este (da “Annèes de pèlerinages)
  • Ballata n.2 (Ero e Leandro)

Silvia Colasanti (1975)
Rumbling Gears

venerdì 22 febbraio 2019, ore 17.30 – Auditorium Accademia Musicale Praeneste

 
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